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Ieri bagno di folla al MAXXI per l’olandese Rem Koolhaas, uno dei più grandi architetti, urbanisti e saggisti della scena internazionale.

Una vera accoglienza da divo. Anche perché non è facile incontrare personalità come lui a Roma. Per questo le tante persone in fila accalcate per entrare all’Auditorium del museo non hanno desistito nonostante la lunga attesa. Anche se molti hanno dovuto abbandonare data la fine dei posti disponibili (sia in poltrona che in piedi).

Senz’altro una delle più riuscite iniziative del MAXXI all’interno della rassegna ‘Libri al MAXXI’.

Roma non è di certo una delle capitali mondiali dell’architettura, dunque il suo potere di attrazione per grandi nomi del calibro di Koolhass non è il massimo. Se poi ci mettiamo che il suo primo progetto italiano sarebbe dovuto nascere proprio qui, presso gli ex-mercati generali sulla via Ostiense, dopo un concorso vinto nel lontano 2004 e poi finito impantanato nei soliti problemi che ci caratterizzano, allora non c’è proprio bisogno di aggiungere altro.

Un grande plauso va quindi alla folla, alla gente comune, che rispetta e venera un genio della creazione come lui, e che sicuramente ha saputo accoglierlo meglio di come facciano le nostre istituzioni.

E’ stata inoltre la prima volta che il maestro olandese ha presenziato nel museo progettato da una sua illustre discepola, Zaha Hadid, che vent’anni fa scavalcò il suo ex professore nel concorso internazionale per il progetto MAXXI. E’ proprio vero: un grande maestro crea grandi allievi. E un grande maestro è forse anche felice di essere superato dai suoi. Chissà se per Koohlaas fu così.

“Koolhaas è oramai un fenomeno mediatico. Baciato dalla notorietà, è accettato anche da quell’establishment che, tendenzialmente, lo disprezzerebbe ma che, ben conoscendo le regole del potere, non si sognerebbe mai di essere arrogante con chi ha successo” (Luigi Prestinenza Puglisi).

L’occasione è stata la presentazione del volume ‘Elements of Architecture’, edito da Taschen. Più di duemilacinquecento pagine che raccolgono gran parte degli studi, delle ricerche e dei progetti di Koolhaas.

Introdotto dal Presidente della Fondazione MAXXI Giovanna Meandri, da Dewi van de Weed, Vice Ambasciatrice del Regno dei Paesi Bassi, da Manfredo di Robilant, architetto e ricercatore, e dal Direttore artistico del museo Hou Hanrul’architetto presenta il suo libro insieme a Irma Boom, che lo ha progettato sulla base di una ricerca della Harvard Graduate School of Design.

Un manuale di cui da tempo si sentiva il bisogno.

“Non c’è libro più interessante, oggi che l’architettura così come la conosciamo sta cambiando alla velocità della luce” (Rem Koolhaas).

E’ un piacere sfogliare queste pagine. I saggi di Koolhaas, di Stephan Trueby, di Manfredo di Robilant e di Jeffrey Inaba, insieme alle interviste con Werner Sobek e Tony Fadell e ad un esclusivo saggio fotografico di Wolfgang Tillmans, ci accompagnano in un viaggio fatto di intrecci e influenze, mirato a comprendere l’evoluzione architettonica.

Un’attenta analisi degli importanti progressi tecnologici, del contesto economico, del cambiamento climatico, dei requisiti normativi e il loro relativo impatto sulle ricerche urbanistiche e architettoniche del maestro olandese.

Sviluppato e ampliato dall’acclamata mostra di Rem Koolhaas alla Biennale di Architettura di Venezia del 2014, ‘Elements of Architecture’ è uno studio ravvicinato dei dettagli strutturali, di costruzione e di pianificazione. Una ricerca minuziosa sugli elementi: la finestra, la facciata, il balcone, il corridoio, la scala e l’ascensore. Una sorta di micro-narrativa dell’architettura e dello spazio interno.

“Architecture is a hazardous mixture of omnipotence and impotence. It is by definition a chaotic adventure… In other words, the utopian enterprise” (Rem Koolhaas).

 

Rem Koolhaas è tra i più influenti e discussi teorici dell’architettura contemporanea, alcuni dei suoi libri sono diventati veri e propri best seller. Nel 1975 fonda con Madelon Vriesendorp ed Elia e Zoe Zenghelis l’Office for Metropolitan Architecture(OMA). Oltre alla progettazione di edifici in tutto il mondo con OMA, Koolhaas lavora a discipline non architettoniche – tra cui politica, editoria, media, moda e sociologia – attraverso il think tank AMO, fondato nel 1999, che rappresenta la controparte dell’OMA sul versante della ricerca. Nel 1978 scrive ‘Delirio New York’, testo che gli dà subito fama sulla scena internazionale. Nel 1980 è uno degli architetti chiamati da Paolo Portoghesi alla Biennale di Venezia per partecipare all’installazione “Strada Novissima”, che diverrà manifesto dell’Architettura Postmoderna. Nel 1991porta a compimento la celebre Villa Dall’Avaa Saint Cloud, nell’ Ile de-France, su commissione dei signori Boudet. La Villa incarna il fantastico metropolitano, il desiderio di diversità sociale di cui Koolhaas parla nei suoi libri, contrapponendosi in maniera decisa alla classica edilizia residenziale dell’alta borghesia della zona. Nel 1995in ‘S, M, L, XL: Small, Medium, Large, Extra-Large’riaffronta il tema della modernità nella sua antitetica estraneità alle regole dell’architettura tradizionale. Successivamente in ‘Junkspace’teorizza quella che chiama bigness, intendendo l’architettura estremaper dimensioni, per complessità, che diventa una vera e propria città nella città. Star per eccellenza, abituale frequentatore di eventi mondani, dal suo legame con Miccia Prada è nata una lunga collaborazione che lo ha portato a realizzare gli storesdella maison a New York e Los Angeles nonché numerosi allestimenti in occasione delle sfilate. Nel 2014 è direttore della XIV Biennale di Architettura di Venezia da titolo Towards a New Avant Garde.

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