La stanza sui tetti, la città che si sveglia in un mattino di prima estate.
Ci sono sempre lavori in corso al sabato, come se la siesta non fosse mai concessa e le ruspe e i trapani dicano: alzati e canta.
Alzarsi, elevarsi, portare l’anima oltre questo cielo e questi tetti, sublimare, un termine confuso e che poi non vuol dire nulla o tutto o quasi.
C’è una terza via, un terzo stato, un terzo paesaggio e non sta a destra, né a sinistra, non sulle carte geografiche e nemmeno sui corpi disegnato a forma di neo o di lividi.
E’ un terzo livello, questa volta dato, una sorta di possibilità.
Qui il pensiero e il nero vagheggiare inutile su se stessi non serve.
E’ quel risguardo, quell’angolo nascosto apparentemente, dove invece c’è casa, spazio, appoggio. Un angolo spontaneo, una curvatura dello stato d’animo dove si vede con chiarezza il domani.
Il domani è fatto della materia presente, del presente, il domani accade ora e la nostra possibilità di scelta è così immensa, da delirio d’onnipotenza. Che ebbrezza!
La vita è nostra, un regalo ma poi, una volta nella nostra sfera, non è più gratis, non è più scontata.
E’ un’occasione!
Tenere conto degli altri, telefonare alle sorelle, alle mamme, alle amiche, tenere conto di quanto noi tutti siamo tutti uguali, tutti identici, tutti nella sofferenza e nella gioia.
E quell’unicità che ci hanno insegnato, che è vera, è però transeunte, perché con l’amore noi possiamo davvero trovare UNITA’.
Dall’unicità all’unità grazie alla luce della comprensione, grazie all’amore.
(dedicato a Milka – TVB )