Amarsi in maniera profonda, alla ricerca del vero sé originario, attraversando la vita con caparbietà, errori, sviste, catalessi, incidenti di percorso. Questo racconta il film “Bohemian Rhapsody”. Vi prego con urgenza di alzarvi e di andare a vederlo, prima che lo tolgano dalle sale.
Nessun clichè, nessun romanzo: una storia vera, dettagliata, ricostruita e interpretata. Gli attori sono fenomenali, lo dico a rischio di banalità, ben venga la banalità, la luce, lo splendore del racconto. Dall’espediente iniziale che porta lo spettatore subito a “Live Aid” negli anni’80, nel più vivido dei ricordi di tutti noi, si torna indietro percorrendo tutta la vita di Freddie Mercury e dei Queen.
Freddie che si chiamava Farrokh e che ritroverà il suo nome proprio nell’atto finale. Il suo corpo verrà cremato con il rito di famiglia, svelano i titoli di coda.
Sto parlando di Freddie Mercury, morto a 45 anni di AIDS. L’uomo che ha inventato un nuovo genere musicale indefinibile, che ha utilizzato le tecnologie di allora per proporre un nuovo ascolto e un nuovo coinvolgimento.
Freddie Mercury che ha cercato a più non posso di esprimere sé stesso dialogando con un pubblico esigente, riconoscendo i sogni di quel pubblico, le aspirazioni, le identificazioni.
In un passaggio cruciale, mentre parla con la sua compagna, un giovanissimo Mercury dice:
‘quando sono là fuori e il pubblico è in ascolto e risponde, non c’è possibilità alcuna che io possa stonare o sbagliare’.
Può un uomo così, morire tanto giovane? La risposta è ovvia, aveva compiuto la sua missione, doveva restare così, giovane per sempre.
La gioventù è l’ardore di cercare sempre la verità.
Un leader è colui che gli altri riconoscono come tale. Lui era un leader ma senza i Queen non sarebbe stato nessuno. E sono le sue parole nel film, la trama sottesa di tutta la pellicola: le idee vengono dal confronto, la musica nasce dalla comunità, l’ispirazione è il fervore dell’inventare insieme un nuovo modo di esprimersi. Per essere sé stessi occorre trovare il proprio posto nel mondo, non c’è nessuna forma di espressione autentica che possa funzionare o che possa salvare se non condivisa.
La storia d’amore con Mary è una linea rossa struggente che guida la vita di Freddie. Ma cos’è l’amore?
L’amore è lo spazio dove l’altro ti lascia libero, ti innalza e ti concede di spiccare il volo. L’amore è la strada maestra della libertà profonda.
Intorno però c’è anche il male, quello tramato, quello dei deboli verso le persone luminose. Ci sono gli interessi, le compensazioni, l’avidità. C’è l’enorme anestetico del denaro, del successo senza precedenti.
Gli occhi di Freddie sono accecati dalla sua estrema sensibilità.
Bisogna perdere tutto per ritrovare tutto. Così accade in questa vita incredibile e in tutte le vite che vogliono trovare un senso.
Nel tempo Freddie si riconosce omossessuale e secondo me, qui la regia è stata straordinaria. Il tema è trattato con l’intelligenza più acuta ed esaustiva. Anche qui nessuna retorica o meno che mai giudizio di valore o decontestualizzazione. Si entra nel cuore e nella psiche di Freddie e si sente con lui il tormento e la pace.
La fotografia è luminosa e sorprendente. Tutto è stato ricostruito nei minimi dettagli, le scarpe, i colori, i capelli, gli sguardi, ogni singola comparsa, ogni singolo figurante sono nel posto dove dovrebbero essere e dove sono stati in realtà.
C’è l’aria degli anni’70, il risveglio degli ’80, Londra e la sua magia, mamma America in pole position, le mayor e il loro tornaconto, c’è un quadro storico esatto.
Nel film si narra la nascita artistica di ogni brano, ogni disco, ogni concerto. Durante la prima ora i brani musicali sono solo accennati nei passaggi più significativi.
Il desiderio che monta dentro mentre guardi il film, è quello di ascoltare le canzoni che hanno cambiato la nostra adolescenza, almeno per me che Live Aid l’ho visto a casa di Margherita, al mare, sulla terrazza davanti allo stabilimento balneare. Avevo 14 anni e volevo seriamente cambiare il mondo.
Vedere oggi questo film, mi da lo spazio per valutare quanto altro tempo ho per farlo veramente.
Nerina