Consideriamo i luoghi, consideriamo gli incontri.
Maxxi sabato pomeriggio, Ludovico Pratesi modera, Pippo Ciorra tra il pubblico, poche persone ma densamente interessate, puntualità svizzera.
Sullo schermo i video di Nina e Maroan, spiegati rigo per rigo con grazia particolare, minimalismo acutisco, anche nel tono della voce, spendita oculata di poche utili parole.
Nina & Maroan sono un artist duo, vengono e vanno da Berlino, hanno vissuto ogni luogo video raccontato.
I video sono spazi aperti sull’infinito, penso alla nitidezza caravaggesca di Bill Viola e alle pause immense di Michelangelo Antonioni e poi in loro tantissima poesia, solo cumuli di poesia e negazione del lieto fine.
Il racconto è sui luoghi, un racconto in foto e fotogrammi, dove il ritmo è il tempo e il tempo è il ritmo e ogni minutaggio è un simbolo, un segno.
17 minuti per circumnavigare l’isola miniera di carbone di “Spelling Dystopia” che i giapponesi hanno nascosto come potevano, 17 minuti per comprendere la loro sottile ironia, la profonda filosofia, la fame di riscatto.
Tout la memoire du monde, (ispirato al film di Alain Resnais) è invence la raccolta del sapere, poderosa e incessante raccolta della conoscenza che mai si compie, una biblioteca vuota e il non fare nulla, assolutamente nulla, dei ballerini assoldati, rende il video messaggio imperativo: la cultura siamo noi.
Mi fermo a parlare con Nina, a volte Maroan mi interrompe solo per dirmi di si, è questo ciò che loro vogliono narrare: l’in between”, l’interregno, ciò che non ha fine, l’attesa del luogo senza destinazione o forse con tantissime destinazioni.
The rise, l’eterna scalata del palazzo immaginario (ma non molto, perchè arriva solo per secondo a rimpiazzare le Due Torri), la scalata dell’impiegato che alla fine rivede se stesso, lì in ufficio, senza un gesto, senza un movimento, sempre a ricominciare da capo.
Il lunedì dopo, Nina e Maroan sono alla galleria Marie Laure Fleisch a vicolo Sforza Cesarini nel cuore di Roma, per l’inaugurazione de “l’Impero dei Segni”, sorridono sempre lievi.
Nelle foto c’è il Palazzo dei Congressi, nell’idea c’è l’ EUR, dove io sono nata e vissuta e un gruppo di giovani che lo reintepreta con i segni.
L’EUR un quartiere silenzioso, dimenticato, mal compreso … secondo alcuni, eppure Nina e Maroan se dovessero vivere a Roma è li che cercherebbero spazio, il loro spazio.
(21 febbraio al 30 aprile 2011 – Galleria Marie-Laure Fleisch – Nina Fischer & Maroan el Sani -Impero dei segni)