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Perchè dopo Tiziano, Raffaello, El Greco, Correggio, Parmigianino, i Carracci arrivi al terzo piano e si apre un’immenso cretto nero di BURRI.

Una spaccatura di terra ma anche di cielo, una maiolica nera lucida piena di rughe, di solchi, di strade. E con la mano di nascosto lo scorri lungo il muro e puoi fotografarlo da mille prospettive e punti di vista, salendo le scale del sottotetto o dall’ingresso stesso. Nella sala una finestra incorniciata da dove si vede il mare.

Più su un Warhol meno antipatico del solito, un Vesuvio POP in piena eruzione, in continua evoluzione e poi Spalletti e la stanza bianca, così bianca che più bianca non si può.

Un’istallazione di Kunellis come se fossimo all’Attico e una stanza segreta per naufragare nelle parole grazie a Joseph Kosuth: “96 Alla particolare illusione a cui ci riferiamo qui ne sono connesse altre …” si, un’osservazione non solo grammaticale, a Napoli oltre il mare.

(Napoli, Museo di Capodimonte – collezione permanente – terzo piano e sottotetto)

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