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Negli spazi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, una mostra che aiuta a riflettere sui problemi ambientali, sulla crisi delle forme di vita occidentali e delle sue istituzioni. Una percorso mirato all’indagine sulla nostra posizione di umani nei confronti del pianeta sul quale viviamo.

L’arte in una delle sue veste migliori: l’arte come denuncia.

Una visione quasi utopica, ma sicuramente auspicabile per risollevare le sorti del nostro pianeta. Un mondo nel quale si possono ricavare lezioni di etica e politica dai vegetali e imparare a vedere il vivente anche dove il nostro sguardo proietta una materia inerte. 

La natura come fonte di ispirazione per imparare a vivere meglio. Comprendere il rispetto da chi ormai da troppo tempo non viene rispettato. Senz’altro una grande lezione, ed un enorme schiaffo morale per noi umani.

Questa è la scommessa di una mostra che nel vivere tra le rovine vede un paradigma della condizione presente da rovesciare. Perché le rovine tra le quali viviamo sono sì quelle delle civiltà industriali e del saccheggio, di un capitalismo che lascia al proprio passaggio macerie e rifiuti, ma anche quelle tra le quali la vita ibrida di vegetali, animali e umani, torna ostinata a proliferare indicando le strade di altri mondi possibili. Perché da sempre la vita continua ad occupare gli spazi tra le rovine dei mondi precedenti, in un processo continuo nel quale ciò che finisce è anche ciò che inizia.

Cogliere l’ambivalenza tra un mondo ‘in fine’ e un mondo ‘infine’, significa imparare a collocarsi e a fare i conti con un processo di mutazione continua, in un divenire nel quale non vi saranno ordini precedenti da ripristinare, condizioni mancanti da colmare, templi da ricostruire, e si smetterà di guardare al passato come a quell’integrità che il presente erode e al futuro come ciò che al presente manca.

Interrogare l’arte contemporanea e la sua capacità di integrarsi in questa condizione, insieme alla presenza di oggetti provenienti da mondi in fine, significa tornare ad attribuire all’arte, tra tutte le tecniche umane, la capacità privilegiata di ‘saper fare mondo’.

La mostra, curata da Ilaria BussoniSimone Ferrari, Donatello Fumarola, Eva Macali e Serena Soccio, si compone di un allestimento di opere di artisti inseriti in una catena significante completata dal lavoro curatoriale attraverso l’inserimento di oggetti non riconducibili al mondo dell’arte contemporanea. L’insieme è volto a interrogare la continua creazione e crisi della capacità di ‘fare mondo’ espressa tanto dall’arte quanto dal complesso delle prassi umane, siano esse di ambito tecnico, rituale, scientifico, culturale o estetico.

Le opere in mostra sono di: Emanuele Becheri, Chiara Bettazzi, Gigi Cifali, Felice Cimatti, Virginia Colwell, Rosetta S. Elkin, Christoph Keller, Fiamma Montezemolo, MP5, Pietro Ruffo, Gian Maria Tosatti, Massimiliano Turco, Franco Zagari.

Con gli elaborati sonori di: Belle Poudre (Dirk Bell/Reto Pulfer), Sam Conran, Milli Graffi, Francis Heery, Petri Kuljuntausta, Yoko Ono/Plastic Ono Band, High Priest, Matteo Polato, Aimée Portioli, Jani Anders Purhonen, Pietro Lussu e Alice Ricciardi, Stefan Schleupner, Luca Vitone.

La camera delle meraviglie in questa mostra prende la forma di un’installazione sonora della lunghezza di un tunnel di 13 metri. Il suono ripercorre i temi della nascita, della metamorfosi e della fine.

Eventi e performances arricchiscono e scandiscono la durata della mostra con proiezioni di film, concerti, uno spettacolo teatrale, un coro, letture botaniche e alcune performance affidate a danzatori e artisti.

Geografi, architetti, filosofi, antropologi, vulcanologi, botanici, metereologi, archeologi, storici, fisici sono invitati a prendere parte a una serie di incontri seminariali, dibattiti, presentazioni che accompagna la mostra dal 13 dicembre al 23 gennaio articolata su alcuni nuclei tematici: le origini del mondo; la vita e le sue metamorfosi; Antropocene; le ecologie; le metafisiche della mescolanza; organico e inorganico; mondanità e vita tra le rovine.

 

Il MondoInFine. Vivere tra le rovine

Roma, 13 dicembre 2018 — 23 gennaio 2019 

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

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