Il Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese, situato nel cuore del grande parco romano, è il luogo ideale per accogliere questa mostra antologica di Giacomo Balla. È l’occasione per presentare un focus incentrato esclusivamente sulle opere dipinte nella Villa, con un’indagine sulla prima produzione pittorica dell’artista che, non ancora futurista, è già rivolta allo studio della luce e del colore.
Dopo il matrimonio con Elisa Marcucci, Giacomo Balla si trasferisce, nell’estate del 1904, in un antico monastero in via Parioli 6, l’attuale via Paisiello, all’angolo di via Nicolò Porpora. Nelle stanze-cella di questo angolo felice di natura, ritagliato ai margini periferici della città e molto diverso dall’odierno quartiere Parioli, il pittore stabilisce la sua casa e dipinge ciò che vede dal balcone del suo studio o subito al di fuori della porta dell’abitazione.
Fino al 1910, anno in cui realizza il grande polittico “Villa Borghese”, il tema della natura ai confini della città diventa per Balla ciò che è per Paul Cézanne la “Montagne Sainte-Victoire”: materia da indagare, da provare e riprovare, da scarnire fino all’astrazione. Si tratta di uno dei primi temi sperimentali affrontati dal pittore, presentato in questa occasione attraverso una trentina di lavori riuniti organicamente, proprio come saranno, all’epoca eroica del Futurismo, i temi della Rondine, vista dallo stesso balcone, l’Automobile in corsa, la Velocità astratta, le Linee forza di paesaggio, le Trasformazioni forme spirito, il Mercurio che passa davanti al sole, e così via.
G. Balla, Le torri del Museo Borghese, 1905 circa
Cercare la verità nella natura, trovarla nelle foglie degli alberi e nelle distese verdi. Mirava a questo Giacomo Balla fissando sulla tela e sulla carta gli scorci di Villa Borghese che gli si offrivano dal balcone della casa.
Nei lavori dedicati a Villa Borghese, Balla attraverso il gesto del pastello colorato e del temperino costruisce e scalfisce la materia pittorica cromatica fino alla costruzione luminosa e naturalistica dell’ intera composizione.
La luce e il movimento, spiega la curatrice Elena Gigli, «è una ricerca che Balla porta sempre avanti dal primo ritratto in mostra del 1895 all’ ultimo del 1953. Poi c’è l’ esplosione teorica con il Manifesto del Futurismo ma quello è un retaggio che lui porta con sé. Rimane colpito dall’automobile che corre e nasce la velocità astratta, ma troviamo il movimento e la luce nelle pastellate e nelle sciabolate delle vedute di Villa Borghese qui esposte».
Tra i quadri, provenienti per la maggior parte da collezioni private, spiccano due capolavori della collezione della Banca d’ Italia e il bellissimo «Maggio», trittico olio su tela del 1906, proveniente dal Palazzo della Consulta, sede della Corte Costituzionale.
G. Balla, Maggio, 1906 circa
Nelle sale al primo piano del Museo, un suggestivo ampliamento della mostra attualizza lo “sguardo fotografico” di Balla attraverso una serie di scatti del fotografo Mario Ceppi realizzati negli stessi luoghi dei dipinti in mostra.
Inoltre in mostra è proiettato il film di Jack Clemente “Balla e il Futurismo”, vincitore del premio Leone d’Argento alla Biennale di Venezia del 1972 nella sezione documentari d’arte. Protagoniste del racconto sono le figlie di Balla, Elica e Luce. Lo straordinario appartamento di via Oslavia è la grande attrazione del documentario. Perché ci porta lungo il corridoio, dentro le stanze, oltre la finestra della dimora in cui l’artista mise in atto quella “Ricostruzione futurista dell’universo” teorizzata nel 1915 con Depero.
Dunque niente macchine, niente velocità, niente automobili. Al Museo Carlo Bilotti, l’Aranciera di Villa Borghese a Roma, si manifesta il Balla che non ti aspetti, quello conosciuto da pochi. Così si esce dalle sale con la piacevole sensazione di aver compreso veramente l’opera del pittore per la prima volta.
BALLA A VILLA BORGHESE
28 Novembre 2018 – 17 Febbraio 2019
Roma, Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese
Info: +39 060608
info@museocarlobilotti.it